I bambini e i primitivi
Per ragioni esclusivamente di spazio, le collezioni dell’Art Brut non includono i disegni dei bambini nè quelli primitivi. Nel solco del disegno spontaneo ed esente da influssi culturali dei bambini, molte altre risposte pertinenti e complete sulla natura dell’arte giungono tuttavia, inaspettatamente, da una categoria particolare di creazioni artistiche realizzate nella nostra epoca e denominate Art Brut (che significa letteralmente arte grezza nel significato di sorgiva, allo stato nascente), perché non contaminata dalla cultura artistica.
Tuttora esclusa dalla storia ufficiale dell’arte, l’Art Brut immerge
l’osservatore in una dimensione espressiva ed estetica davvero eccezionale, che permette di comprendere in profondità le leggi dell’ arte e i fattori psichici naturali e universali che sembrano presiedere alla sua realizzazione. Attraverso la percezione delle caratteristiche stilistiche profonde delle opere d’Art Brut, declinate in un’incredibile varietà di modi originali e fra loro indipendenti, è possibile infatti rivedere sotto un’unica luce sia le manifestazioni a prima vista illogiche, astratte e altamente espressive dei popoli cosiddetti Primitivi e del disegno infantile da cui hanno preso spunto molti grandi protagonisti dell’arte contemporanea. Sia le leggi fondamentali della simmetria, dei contrapposti e delle alternanze – rispondenti ai principi estetici dell’armonia e dell’euritmia – su cui si è imperniata la costruzione dell’opera d’arte tramandata nella tradizione classica europea attraverso la conoscenza e la pratica dei modelli.
Arte d’ispirazione pura e d’istinto anziché di progettazione e cultura, l’Art Brut rivela l’essenza originaria della creazione artistica attraverso la lente della sua duplice natura e funzione. Sia come necessità comunicativa fondamentale dei suoi autori di costruire ex novo un linguaggio ideografico di segni e forme adatti a realizzare un ponte fra sé, gli altri e il mondo. Sia come espressione superiore, poetica e musicale, di parole e suoni dall’alto contenuto affettivo ed emotivo. Ma l’aspetto più apprezzabile degli studi di tutti e tre gli psichiatri Morgenthaler, Lombroso e Prinzhorn, riguarda il nesso che essi stabiliscono fra le espressioni artistiche da loro esaminate con quelle dei popoli cosiddetti Primitivi e i disegni dei bambini e, di qui, con l’arte visiva in generale. Tale nesso concerne la corrispondenza fra la ripetizione regolare, la disposizione simmetrica e la struttura geometrica dei diversi elementi espressivi – figure, forme geometriche, parole o frasi – presenti soprattutto nei disegni e nei dipinti degli alienati con la trama geometrica essenziale che si nasconde sotto l’opera d’arte di ogni tempo e luogo. Trama il cui principio formativo risiede nel ritmo.
Certamente innovativi e in sintonia con la teoria dell’evoluzione di Darwin già applicata dall’antropologia e dalla psicologia sperimentale contemporanee, i contributi fondamentali all’estetica di questo fenomeno avranno notevole influenza sull’opera di artisti quali Klee e Breton, al punto che il saggio di Prinzhorn in particolare diverrà per tutti gli anni Venti e Trenta del mille novecento, il libro prediletto dei Surrealisti, per poi fornire nuovi stimoli alla sua valorizzazione da parte di Dubuffet. Diversamente da questi psichiatri, pur riconoscendo nelle opere dei malati di mente, dei medium e dei carcerati degli esempi di “vera arte”, l’artista francese rifiuta, provocatoriamente, ogni tentativo di paragonare queste produzioni all’arte in generale, per contrapporle invece a tutta quanta l’arte del passato e del presente sulla base della loro indipendenza dalla cultura artistica.
Il comune denominatore di queste opere “orphelines” diviene allora la nozione di Art Brut: un’arte che ignora il suo nome, della quale Dubuffet stabilisce, nel 1948, i requisiti fondamentali nel testo-manifesto “L’Art Brut préféré aux arts culturels”. Pur rifiutandosi di definire questa forma d’arte con precisione, l’artista francese ne coglie tuttavia con profonda intelligenza e sensibilità le caratteristiche espressive principali attraverso l’esame delle opere da lui collezionate in grande numero, di cui descrive l’originalità delle forme ed i significati corrispondenti alla luce della personalità degli autori nei Cahiers de l’Art Brut e in altri suoi scritti teorici. Ed è allo scopo di preservare la nozione di Art Brut e per sovvertire al tempo stesso il sistema omologato dell’arte che egli dona, nel 1976, la sua collezione alla municipalità di Losanna, dopo il fallimento delle trattative con alcune istituzioni parigine. Conservate in un museo appositamente concepito a tale scopo, la Collection de l’Art Brut, le opere raccolte da Dubuffet sono state spesso oggetto, dopo la sua morte avvenuta nel 1985, di numerose esposizioni in Europa e negli Stati Uniti, alimentando da allora un crescente interesse sia nel grande pubblico che nel mondo dell’arte. Ma qual è l’origine profonda delle principali opere di Art Brut e di quali significati intrinseci sono portatrici?