Tra pittura poesia e musica
Spesso nelle opere di Art Brut appaiono delle scritte, illeggibili, come se fossero dei codici. Per definizione il codice deve rimanere inaccessibile alla specie nemica, in modo da sottrarre informazioni che potrebbero interessarlo, (i gerghi dei medici e degli intellettuali ne sono esempi!). Gli artisti dell’Art Brut risentono, a torto o a ragione, forse la specie umana come popolazione ostile e si sono ingegnati a costruire una lingua estranea alle regole di comprensione ricorrendo all’arcaismo. Si tratta di una vendetta contro il linguaggio canonico, la sua ortografia, la sua ideologia esplicita, contro la madre lingua. L’artista sforma la lettera e il funzionamento dell’immagine per rendere la scrittura opaca, è un ritorno dall’espressione pittorica nella scrittura o della scrittura nella figurazione. In ogni modo queste loro produzioni non hanno niente a ché vedere con i tentativi di riconciliazione fittizia tra visibile e leggibile ai quali si riferiscono spesso gli artisti patentati. Ma queste opere ambigue, trasversali, nomadi, deterritorializzate, ci pongono davanti ad un’alternativa: respingerle come mostruosità che non corrispondono ai nostri criteri artistici, oppure considerarle come sintomi maggiori della rimozione culturale della rappresentazione.
La società capitalista, concorrenziale, deteriorata, utilitarista e materialista, divide l’arte dalla vita mettendola a distanza sacra, assegnandola a luoghi riservati, dimore, cattedrali, musei. L’autore dell’Art Brut non è quello del bambino che ritrova il gesto innocente di costruire un castello di sabbia prima della marea alta, non curandosi dello sguardo della gente, l’artista dell’Art Brut a interiorizzato la nozione dell’arte e si auto condanna a rimanere chiuso fuori dalla cornice dell’arte e si ritrova nella cornice dell’asilo psichiatrico, fuori da ogni contatto sociale. Quindi l’artista dell’Art Brut è in ogni modo confrontato alla sua inadeguatezza artistica e mentale.
Per evidenziare la natura dell’Art Brut, è forse sufficiente dire che essa rappresenta un esempio concreto e particolare di quella libertà dell’arte, che è stata all’origine della grande rivoluzione artistica del novecento. È infatti dalla ricerca di un’arte pura e semplice, nonché dalla volontà di trovare un linguaggio vergine, frutto cioè di autentica ispirazione e genuinità di espressione, che Picasso, Kandinsky e Klee, tanto per nominare soltanto alcuni fra i maggiori protagonisti dell’arte del novecento, hanno preso a modello espressioni artistiche quasi sconosciute o anonime, fra cui quelle dei popoli dell’Africa e dell’Oceania. Tuttavia, è stata proprio la ricerca della condizione più autentica in cui si realizza l’innocenza dell’arte, un’innocenza non solo di forma ma anche di contenuti, a orientare le ricerche verso il disegno spontaneo e privo di condizionamenti culturali e sociali dei bambini. In un suo celebre scritto, risalente al primo ventennio del secolo scorso, Klee ha dichiarato che le forze creative originali dell’arte non le si devono cercare chissà in quale museo o artista particolare ma in casa, nella camera dei bambini. Ed è appunto nelle risorse espressive naturali della mente umana, che si manifestano nell’intensa attività grafica comune a tutti i bambini, compresi fra i due e sette anni, senza distinzione di razza e cultura, nella prima infanzia dell’arte attestata dalle epoche preistoriche e dalle tradizioni dei popoli cosiddetti Primitivi, che è forse possibile trovare la chiave di lettura basilare per comprendere l’Art Brut. Questo accostamento appare evidente se si considerano gli aspetti più importanti dei disegni infantili e si cerca poi di cogliere il senso profondo dell’Art Brut guardandola come un prolungamento speciale ed eccezionalmente amplificato delle potenzialità espressive dei bambini.
Per spiegare la natura e l’origine delle forme e delle composizioni nelle opere Brut, è necessario riferirsi tanto alle fasi ed agli aspetti fondamentali del disegno infantile:
– dai primi segni elementari alle forme geometriche alle figure ideografiche.
– quanto alla storia universale della scrittura dai segni geometrici agli oggetti, dai geroglifici ai segni alfabetici.
– mentre, d’altra parte, per cogliere l’essenza estetica di questa forma d’arte occorre rifarsi alle leggi fondamentali di aggregazione e propagazione dei suoni secondo misure ritmiche e strutture melodiche/armoniche.
Come fanno i bambini di ogni tempo e luogo allorché disegnano spontaneamente, gli artisti Brut non si sono proposti di raffigurare la realtà in maniera oggettiva, ma hanno invece disegnato o dipinto parole, idee o emozioni per mezzo di figure, forme geometriche, segni e iscrizioni che, al modo di altrettanti personalissimi geroglifici, trascrivono direttamente l’onda psichica emotiva e sonora da cui sorgono. Contraddistinte ciascuna da originalità di stile e assoluta autonomia d’invenzione e sviluppo, le opere Brut appaiono allora, in modi diversamente fantasiosi e complessi, come altrettanti sistemi personali di scrittura ideografica e notazione musicale i cui elementi, figure umane, di animali o cose, forme geometriche, segni, oggetti, collage, iscrizioni e colori, prendono origine da parole raffigurate anche o soprattutto come suoni che si ripetono nello spazio e nel tempo, dell’opera d’arte secondo il ritmo misurato di un componimento poetico-musicale oppure quello irregolare e variato di una narrazione orale.