Sono nata a Vevey in Svizzera, nel cantone di Vaud che porta sulla sua bandiera le parole
“liberté et patrie” come su un quadro di Aloïse (Art Brut).
In questo cantone ho imparato a sottomettermi a “Patrie – Eglise – Famille” ma la libertà era assente. L’ho scoperta in me stessa anni dopo, in Italia, dove vivo da cinquant’anni.
Ho iniziato a dipingere soltanto in età matura, con il cuore sanguinante e mentre prima mi sforzavo di essere forte, cominciai ad avere la forza di essere debole, e quindi più genuina e vera. Ho escluso dalla mente la razionalità ed ho cominciato a dipingere la vera arte, quella sognata come l’amore.
Quando dipingo l’unica preoccupazione è di essere in armonia con me stessa. Non ho frequentato accademie. Uso le emozioni, le mie mani e invento le mie tecniche. La mia pittura non è un esercizio igienico – tecnico, ma urla al mondo intero con le viscere della mia anima. E’ come cantare a squarciagola in piena strada.
L’importante non sono gli altri, ma la mia armonia con l’universo: quando je pense je ne raisonne pas, je résonne, (quando penso io non ragiono, io risuono).
Se qualcuno mi dice che ho fatto progressi non riesco a rallegrarmene perché dipingere non significa applicarsi ma cercare in se stessi il Dio nascosto. Soli i bambini e i folli ne sono capaci.
Non fatemi domande sui miei quadri, non sono capace di rispondervi, perché non sono io che creo il quadro, ma è il quadro, con la forza del mio delirio creativo, che nasce come voglio io. Per essere chiara, è un mistero!
Quello che mi interessa di più nella pittura non è la produzione ma il processo creativo mentale.
Mi piacciono le orme, i segni, le tracce, i graffiti, tutto quello che testimonia in modo spontaneo il passaggio dell’uomo, perché incarnano la leggerezza dell’infinito.
Martine Della Croce Hofmann